Giorno e orario: mercoledì, 17-18,30
Luogo: Dipartimento di Lettere e Filosofia - DILEF , via della Pergola 60. Stanza n. 32 (piano terra, settore C)
Per evitare sovrapposizioni e attese in corridoio, è preferibile prenotarsi mandando una mail a neri.binazzi@unifi.it.
Neri Binazzi
Laureato in Dialettologia italiana con Gabriella Giacomelli nel 1988, ha frequentato il Dottorato di ricerca a Firenze e conseguito nel 1993 il titolo di Dottore di ricerca in Linguistica italiana. Dal 1 gennaio 2005 è diventato ricercatore di ruolo in Linguistica Italiana afferente al Dipartimento di Lettere e Filosofia (DILEF). Dal 1 settembre 2014 è Professore associato (settore concorsuale 10/F3 Linguistica e Filologia Italiana) di Linguistica italiana (L-FIL-LET/12) afferente al DILEF.
Nel marzo 2021 ha conseguito l'abilitazione a Professore di I fascia nel settore concorsuale 10/F3 Linguistica e Filologia italiana.
Insegna Sociolinguistica italiana e Dialettologia italiana in corsi di studio triennali e magistrali della Scuola di Scienze Umanistiche e della Formazione dell'Università di Firenze.
Neri Binazzi (Firenze, 1963) è Professore Associato in Linguistica Italiana. Afferente al Dipartimento di Linguistica dell'Università di Firenze, insegna Dialettologia italiana e Sociolinguistica italiana in CdS triennali e magistrali.Laureato in Dialettologia italiana con Gabriella Giacomelli nel 1988, ha frequentato il Dottorato di ricerca a Firenze e conseguito nel 1993 il titolo di Dottore di ricerca in Linguistica italiana con una dissertazione in cui analizza dati lessicali emersi da un'estesa analisi sul campo condotta in area urbana.Successivamente ha svolto la sua attività di ricerca soprattutto a Siena grazie a borse di studio post-dottorato e a un assegno di ricerca. Sempre a Siena ha tenuto corsi dal 2000 al 2004 nel "Laboratorio di scrittura" istituito presso la Facoltà di Lettere.Negli anni accademici 2002/2003 e 2003/2004 ha tenuto corsi di Sociolinguistica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Firenze.Si è occupato della lingua del teatro dialettale: in quest'ambito ha curato, assieme a S. Calamai l'organizzazione della giornata di studio "Lingua e dialetto nel teatro contemporaneo" (Prato, Teatro Metastasio, 12 marzo 2004).Sul versante della lingua letteraria ha studiato il manoscritto manzoniano che organizza il rapporto fra testo e immagini nell'edizione Quarantana dei "Promessi Sposi".Si è occupato ampiamente di comportamento lessicale osservato in chiave dialettologica e sociolinguistica e dei meccanismi di manifestazione dell'identità, visti anche come chiave di lettura dell'attuale configurazione della dinamica lingua-dialetto in Italia.Sul versante delle varietà della lingua si interessa soprattutto di italiano popolare: in quest'ambito ha analizzato a fondo testimonianze della deportazione.Dal 2000 è coordinatore del progetto "Vocabolario del fiorentino contemporaneo" istituito presso l'Accademia della Crusca.Dal 1995 è corrispondente per la Toscana della Rivista italiana di dialettologia.
Coordinate della ricerca
Mi sono occupato ampiamente di comportamento lessicale, osservato in chiave dialettologica e sociolinguistica (cfr. la monografia Le parole dei giovani fiorentini: variazione linguistica e variazione sociale, Roma, Bulzoni 1997); la competenza maturata in questo senso viene da tempo dedicata al progetto Vocabolario del fiorentino contemporaneo (VFC) istituito presso l’Accademia della Crusca, di cui sono coordinatore e su cui ho prodotto saggi e relazioni a convegni. La banca dati del VFC è composta attualmente da più di 3200 schede, che a progetto ultimato dovrebbero raggiungere la quota di 7000 circa. Un primo saggio a stampa del VFC, comprendente 900 voci lessicografiche, è stato pubblicato nel dicembre 2012, per i tipi dell'Accademia della Crusca, con il titolo Parole di Firenze.Sono tra i collaboratori, come estensore dei testi contenuti nella sezione “Dialetti e altri idiomi d’Italia”, del progetto di archivio digitale VIVIT: Vivi italiano. Il portale dell'italiano nel mondo, coordinato dall’Accademia della Crusca.
Studi sulle varietà dell'italiano (in diacronia e sincronia)
Nel quadro di una riflessione dialettologica che è sempre stata orientata in prospettiva sociolinguistica, sia nei termini “classici” della variazione del comportamento linguistico come riflesso del profilo socio-culturale del parlante, ma soprattutto in quelli “pragmatici” che valutano il comportamento linguistico in termini di modalità di manifestazione identitaria, negli studi più recenti mi sono rivolto all’analisi delle varietà dell’italiano.In quest’ottica si colloca lo studio condotto su una particolare lingua “settoriale” qual è quella delle schede segnaletiche del Casellario Politico Centrale depositate presso l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, in cui si possono ripercorrere particolari aspetti del “burocratese” di inizio Novecento. L’analisi linguistica di un campione di schede, presentata alla giornata di studio "Antifascismo, antifascisti, perseguitati. Individui, famiglie, comunità" (Firenze, 16 aprile 2007), organizzata dalla Regione Toscana in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, ha originato un contributo pubblicato nella rivista di studi storici “Italia contemporanea”.
Sul versante della lingua dei mass media, ho analizzato per la rivista di storia contemporanea "Zapruder" il modo in cui le scelte linguistiche proposte dai fumetti pubblicati in periodo fascista su una delle più diffuse riviste dell’editore Nerbini si inseriscano a pieno titolo in una politica linguistica funzionale alla creazione di un puntuale apparato ideologico.
In quest'ambito, in cui la lingua viene osservata come luogo di rivelazione e insieme di definizione di puntuali riferimenti "ideologici", si colloca la mia partecipazione, come membro dell'unità locale di Firenze coordinata da Benedetta Baldi, al PRIN "Pratiche, linguaggi e teorie della delegittimazione politica nell'Europa contemporanea" (coordinatore nazionale: P. Pombeni, Università degli Studi di Bologna). L’unità di ricerca fiorentina si occupa infatti di analizzare il costituirsi della delegittimazione dell’avversario politico tramite le procedure linguistico-pragmatiche documentate per il primo Novecento dai mezzi di comunicazione.
L’attenzione alle tensioni cui l’estrazione sociale del parlante sottopone la competenza linguistica è invece alla base del mio recente lavoro sul memoriale di un ex deportato a Mauthausen, pubblicato in un volume che accoglie anche contributi di storici, e su cui sono tornato di recente, in occasione del Convegno internazionale “Perché scrivere?” organizzato dall’Università di Olomouc (rep. Ceca).. Questo lavoro da un lato rende conto del modo in cui anche in area fiorentina si manifesta quella particolare varietà diastratica di lingua definita “italiano popolare”, dall’altro riflette, in prospettiva “sociologica”, sul modo in cui la scrittura contribuisce a recuperare e ridefinire il senso di identità dopo esperienze di totale spersonalizzazione come la reclusione in un campo di concentramento.
La riflessione sulle varietà dell’italiano, viste in prospettiva pragmatica come realtà linguistiche prodotte dalla tensione dei parlanti verso l’acquisizione della lingua comune, è confluita in un saggio contenuto nel volume "Le radici e le ali" curato da Accademia della Crusca e Università Ca’ Foscari e dedicato, in occasione del 150° anniversario dell’Unità, all’italiano e al suo apprendimento.Proprio il rapporto tra alcune vistose caratteristiche dell’italiano parlato contemporaneo (persistenza di elementi riferibili alle tradizioni linguistiche locali; emergenza di tratti "popolari") e le modalità spesso “extra-istituzionali” del suo apprendimento è oggetto di ampia riflessione in un contributo pubblicato nella rivista di storia contemporanea Passato e presente.
Studi sulla lingua letteraria
Su questo versante ho condotto ricerche sul teatro dialettale fiorentino, pubblicando, anche in collaborazione con Silvia Calamai (Università di Siena – sede di Arezzo), lavori su Zannoni, Novelli e Paolieri: l’attenzione che ho dedicato al teatro “vernacolare” fiorentino si preoccupa, più che valutare il grado di verosimiglianza della scrittura teatrale, il modo i cui attraverso di essa si definiscono stereotipi funzionali a creare e al tempo stesso canonizzare una particolare tradizione linguistica.In questo ambito di interessi ho curato, sempre assieme a Silvia Calamai, l’organizzazione della giornata di studio “Lingua e dialetto nel teatro contemporaneo” (Prato, Teatro Metastasio,12 marzo 2004), di cui nel 2006 sono stati pubblicati gli Atti. In questa giornata di studio linguisti, storici dello spettacolo e drammaturghi “dialettali” hanno confrontato le proprie idee sulle caratteristiche degli usi del dialetto e delle varietà regionali nel panorama di una drammaturgia contemporanea che sta riscoprendo in modo considerevole le potenzialità delle varietà diatopiche dell’italiano.Sempre in quest’ambito di studi, ho analizzato il manoscritto manzoniano che organizza il rapporto fra testo e immagini in quella che sarà l’edizione “Quarantana” dei Promessi Sposi, da un lato verificando come il manoscritto costituisca di per sé una particolare “rilettura” dell’opera, in grado di isolare e potenziare singoli snodi narrativi, dall’altro considerando il manoscritto stesso come una preziosa fonte di informazioni sulla vicenda delle correzioni manzoniane alla lingua della “Ventisettana”. Lo studio, oggetto a suo tempo (2003) di una prima pubblicazione, è stato poi ampiamente rivisto e integrato per la sua uscita negli Annali Manzoniani.
I miei interessi scientifici spaziano dalla sociolinguistica alla dialettologia italiana, che affronto prevalentemente in chiave sociolinguistica (come si evince anche dal titolo del volume Le parole dei giovani fiorentini: variazione linguistica e variazione sociale, 1997). Mi sono occupato ampiamente di comportamento lessicale e dei meccanismi di manifestazione linguistica dell’appartenenza: tenendo conto di questa prospettiva ho definito le coordinate concettuali e operative del Vocabolario del fiorentino contemporaneo, che tutt’ora coordino per l’Accademia della Crusca, dove il progetto è incardinato (cfr. Parole di Firenze, 2012). Ho inoltre studiato la lingua del teatro dialettale e del cinema in Toscana.
Un mio profilo linguistico della Toscana è uscito nel 2019 nell’opera Lo spazio comunicativo dell’Italia e delle varietà italiane curata da Thomas Krefeld e Roland Bauer.
Negli ultimi anni mi sono particolarmente interessato alle testimonianze linguistiche dei semi-letterati: gli studi al riguardo sono confluiti nel volume Codici di sopravvivenza: dialetto e italiano nel mondo dei semicolti (2019), dove analizzo il memoriale di deportazione di un contadino toscano internato a Mauthausen e la lingua esibita prima a teatro e poi sul grande schermo dal “semicolto” Mario Cioni creato da Roberto Benigni.
I miei ultimi studi riguardano le scritture epistolari – non solo “semicolte” – prodotte dagli internati negli Ospedali Psichiatrici Toscani.
Legenda
Neri Binazzi (1963) works as Professore Associato of "Italian Linguistics" at Department of Lettere e Filosofia (DILEF) in University of Florence, where he is also teacher of "Italian Dialectology" and of "Sociolinguistics".He was graduated in 1988 by discussing a thesis of "Italian Dialectology" (supervisor: Gabriella Giacomelli) whose aim was investigating the competence of traditional florentine lexicon by young people from Florence.In 1993 he took doctor's degree in "Italian Linguistics" by a wide investigation about lexical competence in Florence, thus developing the subject of graduation thesis. The results of this research were published in the volume Le parole dei giovani fiorentini: variazione linguistica e variazione sociale (Bulzoni, Roma 1997).From 1995 Neri Binazzi is "correspondant" of Tuscany for the "Rivista italiana di dialettologia", periodicly editing a survey of publications about tuscan dialectology.Before the employment in the University of Florence, he was fellow at University of Siena, where he also teached in the academic courses concerning writing in Italian Language.He has also devoted to the study of dialectal plays, and he organized in 2004 the meeting "Lingua e dialetto nel teatro contemporaneo", whose proceedings were published in 2006, edited by himself and Silvia Calamai.
In his recent studies, devoted to the varieties of italian language, with focus on "italiano popolare", Neri Binazzi underlines that most of the macroscopic features of the italian language spoken in contemporary Italy, such as its regional and frequently “not standard” modes, are to be connected to the somewhat hereditary way it is learned. Indeed, for most people the “language of the Nation” has not been apprehended through education as much through individual initiative, therefore showing relevant impingements with the traditional mother tongue. In this perspective the language currently spoken by Italian people confirms the “plural” characteristic of the Italian identity, and it is also an index of the unachieved sense of belonging to the national community which is a long term feature of the Italian history.
The studies of Neri Binazzi mostly concern the analysis of the way in which linguistic identity of common speakers is revealed by lexical competence: following this perspective, he actually is coordinator of "Vocabolario del fiorentino contemporaneo" (VFC), a project by Accademia della Crusca which gathers linguistic data by wide field investigations.